WORKPLACE 3.0 E I NUOVI TREND ARREDO UFFICIO DAL SALONE DEL MOBILE 2017
Si è appena conclusa la 56ª edizione del Salone dedicato all’ufficio, ribattezzato già nel 2015 Workplace 3.0, a sottolineare la nuova vocazione di think tank sui futuri scenari degli ambienti lavorativi, in cui fattore umano e tecnologie intelligenti ricoprono un ruolo cruciale.
In un’area espositiva di oltre 10.000 metri quadrati sono state ospitate 110 aziende espositrici che sviluppano soluzioni in linea con i nuovi modi di lavorare e le nuove esigenze progettuali per “abitare” gli spazi di lavoro.
In mostra le proposte migliori per progetti di fornitura, aree di accoglienza e di lavoro. All’interno dei padiglioni di Workplace3.0 è stata realizzata la rassegna-evento “A Joyful Sense at Work”, curata da Cristiana Cutrona e preannunciata nel 2016, che ha dato forma e vita alle nuove teorie della progettazione del prodotto ufficio e degli ambienti di lavoro. L’installazione è stata pensata come un’avvincente esperienza di forma e funzione che ci identifica in un modo nuovo, ponendo l’uomo al centro e l’emozione al primo posto tra le funzioni.
In un’area di oltre 1.500 mq, è stata messa in scenauna nuova concezione dell’ambiente ufficio, attraverso la creazione di una piazza virtualmente divisa in quattro aree: l’area dedicata alla CONCENTRAZIONE, spazio privato destinato al lavoro individuale; l’area della CONDIVISIONE, regione di sosta transitoria, spazio pubblico per la collaborazione, la socializzazione e la condivisione; l’area della CREATIVITÀ, spazio dell’innovazione, dell’invenzione e dell’immaginazione, ed infine un TESSUTO POROSO, spazio filtro area intermedia tra pubblico e privato, luogo di opportunità e di scambio.
Attorno alla grande piazza centrale, scenografia di un teatro dell’improvvisazione, elementi chiusi hanno accolto i progetti dei quattro studi di architettura internazionali che hanno dato voce ad un elemento specifico del progetto; stiamo parlando degli studi: 5+1AA, AHMADI STUDIO, O+A e UNStudio.
Il nuovo workplace, dunque, sarà un organismo adattivo, vibrante, evolutivo e capace di confrontarsi con la realtà. Sarà intelligente, rapido, flessibile, evolutivo e contemporaneo; l’ufficio, al pari della città, viene definito “smart”. Sarebbe tuttavia riduttivo rimandare a una questione di tecnologia: smart è una nuova qualità di vita, un nuovo umanesimo in cui l’uomo è protagonista attivo di un contesto in continuo movimento. Sarà un luogo nutriente, fecondo e sostenibile nella sua accezione più ampia ed etica del rispetto per la psicologia, la storia, la cultura, le diversità e i diritti degli individui.
Garantire spazi per il lavoro individuale e la condivisione non è più sufficiente, ora è necessario attivare una nuova relazione basata sulla fiducia (confidenza creativa), “trust&sharing”. È in atto una nuova rivoluzione culturale che pone la progettazione al servizio dell’umanità, con il fine di produrre felicità. Un approccio antropocentrico al progetto: l’antropodesign, inteso come forma di linguaggio del pensiero, attività della mente, sintesi di intuizione, immaginazione, invenzione, innovazione, dispositivo di senso.